Chiuso in una scatola… Assassin’s Creed Nexus VR recensione tecnica (Quest 3)
Assassin’s Creed Nexus lo metto a mani basse nella mia top 3 dei giochi favoriti in VR, quindi questa analisi tecnica non pregiudica le qualità del gioco. Voglio portare la mia esperienza tecnica dopo anni di PCVR su standalone, sistema non completamente chiuso perché basato su Android. Si possono infatti utilizzare app come OVR Metrics Tool (scaricabile gratuitamente su App Lab) per analizzare come gira un gioco su standalone. Con questo tool è possibile visualizzare il framerate, il frametime, la risoluzione, ed altri moltissimi dati.
Assassin’s Creed Nexus gira in riproiezione forzata a 45 frame al secondo (una funzione chiamata App Spacewarp, che crea un frame sintetico ogni due frame renderizzati). Per questo motivo è comune osservare dello stuttering soprattutto con la rotazione fluida, un po’ di lag ed di effetto ghosting quando si osservano oggetti in movimento. La risoluzione usata è variabile ma abbastanza costante nel suo valore massimo (2100×2200 circa per occhio), che consente di avere una nitidezza buona anche alla lunga distanza.
Le textures non sono in altissima risoluzione e sono piatte a causa della mancanza della tassellazione. Anche la conta poligonale non è entusiasmante in particolare quella degli oggetti secondari. In definitiva è buono il dettaglio d’insieme ma se si osservano gli oggetti da vicino si notano tutti i limiti della piattaforma su cui gira il gioco. In ogni caso i compromessi scelti sono assolutamente ragionati e consapevoli. Chiaramente anche l’illuminazione non è in tempo reale, e mancano quindi le ombre dinamiche.
Le strade si presentano dense e piene di NPC, e i loro volti sono spesso migliori di quelli dei personaggi principali anche se ripetitivi. Nello scenario ci sono molti oggetti con cui interagire, anche armadi e cassetti, anche se quasi tutti inutili, ma in VR aumentano sicuramente l’immersione (Half-Life: Alyx insegna). Si possono inoltre afferrare le persone o i cadaveri per poterli spostare, e ci si può arrampicare afferrando praticamente ogni sporgenza, aumentando drasticamente le possibilità d’azione.
Assassin’s Creed Nexus non è un open world, ma è diviso in livelli molto grandi e liberamente esplorabili, porzioni di quelle città esistenti nei giochi tradizionali. La draw distance è ottima grazie anche agli elementi di sfondo, ma ci sono caricamenti di 5-10 secondi quando si entra in un edificio chiuso. Le mappe in fin dei conti risultano ampie e dense per essere su standalone. Si osservano comunque molti accorgimenti per risparmiare risorse, come la texture del cielo fissa e la mancanza di un ciclo giorno-notte. C’è da dire che l’effetto pop-up, che in VR spezza tantissimo l’immersione, è fortunatamente rarissimo.
Per concludere quindi, graficamente Assassin’s Creed Nexus non è entusiasmante ed è troppo castrato dalla piattaforma dove gira, ed avrebbe quindi bisogno di un PC per esprimere tutto il potenziale. In ogni caso c’è anche spazio per moltissime chicche grafiche, come i quadri reali sparsi per le ambientazioni e gli insetti che girano attorno alle luci di sera. Nonostante i limiti tecnici alcuni scorci sono molto belli (soprattutto Venezia al chiaro di luna), ed il gioco rimane super consigliato soprattutto per il gameplay e per lo sforzo produttivo che ha portato finalmente un vero AAA in realtà virtuale. A mio avviso il miglior Assassin’s Creed dal secondo capitolo, e un must have per gli amanti della VR.
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