Sei un fallito depresso? Compra un Quest 2! Lo spot di Meta al Super Bowl

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Chuck E. Cheese’s è una catena di negozi di ristorazione ed intrattenimento con sede ad Irving, in Texas. La società è stata fondata nel 1977 da Nolan Bushnell, noto per aver fondato la società di produzione di videogiochi arcade Atari. Questi locali uniscono il cibo tipico di una pizzeria con videogiochi arcade, cavalcabili, spettacoli di animatronic ed altre forme di intrattenimento per bambini, come i castelli ed i tubi per arrampicarsi e scivolare. Nel 2007 la società ha celebrato il suo 30º anniversario e a maggio del 2009 contava 542 ristoranti. Il Chuck E. Cheese’s è stato preso come spunto per il videogioco horror Five Nights at Freddy’s, disponibile anche in VR. Nel 2016, la società ha annunciato la rimozione dei suoi famosi animatronic. In molti hanno visto questa “novità” come una presa in giro dato che il concept di Chuck E. Cheese’s si basa proprio sullo show di questi animatronic. Nel 2020, la società ha rischiato la bancarotta e ha chiuso più di 100 ristoranti. Recentemente, la catena è stata rinominata “Pasqually Pizza and Wings”, chiudendo di fatto un’epoca.

Da queste vicende deve essere partito lo spunto per lo spot del Super Bowl di Meta. Un avvenimento che in Italia passa piuttosto in sordina, ma che in TV è seguito da più di 100 milioni di persone. Una vetrina importantissima quindi per qualsiasi azienda, nella quale uno spot può costare anche 14 milioni di dollari al minuto. Il fatto che Meta sia riuscita a dedicare uno spazio così importante alla realtà virtuale è qualcosa di storico, oserei dire. E la scelta di partire proprio dalle vicende del Chuck E. Cheese’s è sicuramente azzeccata: per gli americani infatti questi locali sono diventati ormai un monumento. E conosciamo tutti la capacità della VR di far rivivere luoghi storici, che possono essere preservati in eterno nel mondo digitale. Eppure qualcosa è andato storto, perché il messaggio dello spot è risultato completamente diverso, e profondamente sbagliato.

Lo spot inizia con un gruppo di animatronic che suonano in un locale chiamato Questy’s, chiaro riferimento alla catena Chuck E. Cheese’s. Il locale però è costretto a chiudere e si vede uno di questi animatronic a forma di grosso cane prima in vendita in un negozio di pegni, poi impiegato in un campo da minigolf ed infine abbandonato lungo la strada. Quando ormai sta per essere distrutto in una discarica una donna lo salva per impiegarlo come insegna di un café all’interno di un museo dello spazio. Proprio qui un ragazzo che sta provando un’esperienza di camminata nello spazio con un Quest 2 gli mette il visore in testa. Improvvisamente il cagnolone gigante si ritrova come avatar all’interno di Horizon Worlds, di fronte ad una ricostruzione digitale del Questy’s dove si congiunge nuovamente con i suoi vecchi amici animatronic.

https://www.youtube.com/watch?v=Z8lthAAjxZc

Proprio quest’ultima scena riassume l’intento che ha Zuckerberg con la realtà virtuale: non più uno strumento per provare esperienze impossibili nella vita reale come camminare nello spazio, ma per entrare in una sorta di social ricostruito in tre dimensioni. Un metaverso molto simile ad una realtà parallela, ma con gli stessi sbattimenti della vita reale. Un metaverso molto distante dalla mia concezione, come ho spiegato in questo articolo. Ma non è questa la cosa sbagliata dello spot, e non è neanche il voler ricreare un locale storico, come dicevo prima. La cosa più sbagliata è il messaggio che veicola: se hai una vita di merda, prendi un visore, vai nel metaverso e ti sentirai di nuovo felice. Un messaggio profondamente errato in generale, ma ancor di più se presentato all’interno di un evento che riunisce milioni di persone dopo due anni di pandemia. Un minuto importantissimo per mostrare le potenzialità della realtà virtuale alle masse, buttato letteralmente nel cesso. Io in questi ultimi mesi grazie alla VR sono andato nello spazio, ho corso in pista ai 350 all’ora, ho sorvolato fantastici paesaggi. Sono diventato un androide, un combattente o un sicario, a seconda delle necessità. E quando mi sono tolto il caschetto, l’ho fatto sempre col sorriso di chi è riuscito a godersi il proprio hobby ed è carico per affrontare la vita vera. Questo secondo me è il vero scopo, il vero significato della realtà virtuale. Cosa succederà invece quando il povero cagnolone dello spot si toglierà il visore?

Come sempre se volete potete dire la vostra nei commenti e ricordatevi di attivare la campanella per non perdervi neanche un articolo!

P.S. Al Super Bowl non sarebbe stato molto meglio presentare questo spot? Ah già, questa era Oculus, quella che Zuckerberg ha deciso di eliminare definitivamente… A proposito, avete letto la mia lettera d’addio ad Oculus?

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