Il miglior visore sul mercato! Meta Quest 3, la mia recensione
Avevo iniziato a scrivere la recensione del Meta Quest 3 già un po’ di tempo fa. La mia solita recensione tecnica, che va in profondità, che dura tanto perchè sviscera aspetti che nessun altro considera. Ma più andavo avanti a scrivere, più mi domandavo se questa cosa avesse senso. Se avesse senso perdere così tante ore per approfondire gli aspetti più tecnici di un prodotto che in questi mesi mi ha regalato così tante emozioni. Se avesse senso farlo tra l’altro per un visore che mi sono comprato, e che nessuno mi obbliga a recensire. E quindi proprio di emozioni, più intime e personali, ho deciso di parlare in questa recensione. Se volete conoscere ulteriori dettagli più approfonditi che di solito tratto nelle altre recensioni, sarò ben lieto di rispondervi nei commenti, o di fare ulteriori contenuti. Ma ora, in questa recensione, vi racconterò della mia esperienza personale con Meta Quest 3.
La mia avventura in realtà virtuale è iniziata di fatto con Oculus Rift nel 2017. Da quel momento ho posseduto, o semplicemente provato, parecchi visori. Ho sempre ritenuto l’esperienza che si può ottenere con la PC VR superiore a qualsiasi altra, nonostante ciò sono stato probabilmente uno dei primi in Italia a ricevere al day one il primo Oculus Quest. Molti di quelli che ora mi danno del fanboy PC all’epoca snobbarono l’uscita di quel visore. Io invece decisi di scommettere su quel progetto, su una realtà virtuale standalone e libera, che si potesse utilizzare ovunque. Dopo qualche mese però rimasi un po’ a corto di hype, perchè a mio avviso, le esperienze che continuavano ad uscire in standalone, cercavano semplicemente di scimmiottare quello che era disponibile su PC e console, senza sfruttare più di tanto gli enormi vantaggi in termini di libertà di utilizzo del primo Quest. E anche Quest 2 non ha cambiato molto le carte in tavola, certamente ha abbassato la soglia di ingresso alla VR (cosa comunque importantissima) ma senza cercare di fare qualcosa di diverso da quello che si poteva fare con un visore PC che già possedevo. Ed è per questo che a casa mia il Quest 2 è durato pochi mesi, e ho preferito continuare la mia esperienza VR con un più classico visore cablato come l’HP Reverb G2.
Poi è arrivato Meta Quest 3, che in realtà sembrava più una versione potenziata del Quest 2, almeno all’inizio. Se devo essere sincero infatti, l’ho acquistato inizialmente solo perchè volevo proporre nuovi contenuti su un nuovo visore. Poi man mano che continuavo ad utilizzarlo, mi rendevo conto che ne volevo sempre di più. Ogni giorno non vedevo l’ora di tornare a casa da lavoro per poterlo mettere in testa e scoprire nuovi dettagli e nuove possibilità. Ed ecco perchè sono passati così tanti mesi dall’uscita del visore a questa recensione. Ma in fondo sono contento, perchè così posso direttamente collegarmi a quello che ha detto Mark Zuckerberg qualche settimana fa. Anche se non mi sta molto simpatico, il buon Zucchina ha detto una cosa sacrosanta, che non è dettata come molti pensano, da questioni di parte. Meta Quest 3 è effettivamente migliore di Apple Vision Pro, ed è migliore di qualsiasi altro visore ora in commercio. Non è migliore nè dal punto di vista hardware, nè dal punto di vista software. Ma è migliore perchè potenzialmente è il primo dispositivo che può sostituire tutti gli altri che abbiamo in casa. Di certo non fa tutto meglio, ma può farlo, e lo può fare con maggiori libertà. E con il fantastico plus dell’immersione che solo la realtà virtuale può dare.
Non ci credete? Ditemi una sola cosa che fanno i dispositivi elettronici che usate di più, che Meta Quest 3 non può fare. Ok, non può fare il classico caffé, ma ci siamo capiti… E tutto questo grazie soprattutto a due miglioramenti fondamentali rispetto al passato. Il primo è la possibilità di vedere il mondo esterno a colori e in “discreta”, diciamo così, definizione. Il cosiddetto passthrough, associato al sensore di profondità che permette di riconoscere l’ambiente reale in 3D, è veramente qualcosa di fondamentale, ma che si inizia ad apprezzare solo dopo un po’ di tempo. Prima per fare moltissime cose, anche le più semplici, era necessario togliersi il visore. Con Meta Quest 3, ora non più. Guardare al volo una cosa nel browser, scrivere un appunto a penna, buttare l’occhio alle notifiche dello smartphone, sono tutte azioni che si possono fare tranquillamente col visore in testa. Non sapete quante volte mi scappava, e sono andato in bagno senza togliermi il visore, con la certezza di ritrovare tutto al suo posto nell’ambiente virtuale una volta tornato. Sembrano cavolate, ma sono questi dettagli, più che la mixed reality in generale, a dare valore al Meta Quest 3. I giochini con gli alieni che ti entrano in casa sono divertenti da far provare agli amici come prima esperienza, ma non sono sicuramente una caratteristica che fa apprezzare il visore nel lungo periodo.
Il secondo miglioramento essenziale rispetto al passato, sono le lenti. Le lenti pancake del Quest 3 sono veramente eccezionali, perchè permettono di vedere qualsiasi cosa nel suo campo visivo di circa 100°, in maniera cristallina. E questa caratteristica è fondamentale non tanto quando si gioca in VR, ma quando si vuole vedere uno schermo virtuale, che apparirà nitido da destra a sinistra. Le lenti Fresnel del Quest 2 e di altri visori precedenti, non permettevano di farlo, escludendo di fatto tantissimi nuovi utilizzi che con il Quest 3 diventano molto più fattibili. Sto parlando di giocare ai giochi tradizionali o guardare un film su uno schermo gigante, oppure lavorare con una postazione multi-monitor. Sono tutte cose che ho provato a fare anch’io, ma ammetto poi di essere tornato al monitor tradizionale. Un po’ per la risoluzione dei pannelli, non ancora sufficiente per questo genere di fruizione. Ma soprattutto per la scomodità, troppo elevata per questi utilizzi più statici. Ma ammetto che per chi viaggia molto, avere a disposizione tutto questo in un dispositivo piuttosto portatile come il Quest 3, è veramente tanta, tantissima roba.
Dove invece queste lenti brillano, assieme in generale a tutto il visore, è nel gaming in realtà virtuale, che con Meta Quest 3 arriva all’eccellenza. Merito del nuovissimo chip XR2 gen 2, che garantisce finalmente ottime performance anche nei giochi standalone. Per chi usa ancora un vecchio PC abbinato ad un Rift S, per esempio, giocare in standalone col Quest 3 potrebbe sembrare addirittura un upgrade. Grazie a Quest Games Optimizer, programmino di cui vi ho già parlato, è possibile far risplendere anche i titoli più vecchi e non ottimizzati per la nuova piattaforma. Per non parlare della PC VR, che soprattutto grazie a Virtual Desktop (Meta la sta un po’ snobbando) con Quest 3 raggiunge nuove vette. Finalmente la PC VR wireless diventa quasi indistinguibile da quella cablata, grazie ancora alle performance del nuovo chip quando si tratta di decodificare un flusso video. Il Quest 3 mi sta dando tantissime soddisfazioni anche con generi ostici come i racing game, e vi invito a guardare i numerosi contenuti che ho fatto se volete approfondire. I nuovi controller senza anello di tracciamento rinunciano a pochissimo in termini di precisione, permettendo di giocare ai titoli più frenetici senza la paura di scontrarli fra di loro. Mentre l’hand tracking, seppur non utilizzabile ovunque, migliora sempre di più, e la sua integrazione con i controller tradizionali è, secondo me, la strada giusta da seguire. Sia con le nuove esclusive standalone come Assassin’s Creed Nexus e Asgard’s Wrath 2, sia con le vecchie glorie PC come Lone Echo e Half-Life Alyx, il Quest 3 non ha perso un colpo. Mi ha permesso di provare nuove sensazioni, e ha amplificato le vecchie emozioni sopra ogni limite, e solo per questo gliene sarò eternamente grato.
Chiedo scusa se fino a qui questa recensione è sembrata più un’opera di lecchinaggio al nuovo giocattolo di Zuckerberg, più che un’analisi accurata di pregi e difetti. Difetti che comunque ci sono, a partire dal comfort che con la fascetta di base non esiste, passando per la batteria che dura troppo poco, l’audio integrato buono ma non perfetto, per finire su alcune scelte di design del software che più di una volta mi stavano portando a prendere a martellate il visore. Comfort e batteria sono problemi che però si possono risolvere con 60-70 euro, un prezzo più che onesto per un cinturino con batteria come quelli che vi ho già mostrato. Infatti quando mi chiedono quanto costa Meta Quest 3, io cerco di rispondere sempre 620 euro circa per la versione da 128GB di memoria. 550 euro di visore più 70 euro di headstrap con batteria sono comunque un prezzo allucinante viste le possibilità che offre il visore. Un visore ripeto, non perfetto, ma che mi ha regalato in questi mesi tante, troppe emozioni per considerarlo solo un involucro di plastica con del silicio dentro. Pur essendo quasi sei anni che sono dentro fino al collo in questo mondo, Meta Quest 3 è riuscito ad entusiasmarmi, a sorprendermi, a colpirmi, a farmi incazzare, a farmi uscire, a ributtarmici dentro, tante di quelle volte, che era impossibile recensirlo facendo la classica lista di quello che va bene e quello che va male. E spero di avervi fatto capire il perchè della decisione di parlarvene in questi termini. Ah, prima di concludere, avete notato che non ho mai citato il Metaverso? Forse perchè il metaverso non esiste, oppure, più semplicemente, perchè al Quest 3 il metaverso non serve, per renderlo un prodotto straordinario.
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