Lo dice la scenza: la realtà virtuale fa male alle ossa
Recentemente è uscito un articolo sull’illustrissimo portale Cellulari.it che mette in guardia: secondo un recente studio la realtà virtuale farebbe male alle ossa. L’allarme sarebbe stato lanciato addirittura dall’autorevole Wall Street Journal, che avrebbe evidenziato come sarebbero ormai tantissimi gli incidenti domestici causati dalla VR. Una volta indossato un visore infatti il mondo reale verrebbe completamente oscurato e ciò causerebbe traumi e distorsioni dovuti a piedi messi male o urti contro ostacoli esterni. Un tale Jake Masters si sarebbe lussato una spalla combattendo in un colosseo virtuale, non potendo evitare di scontrarsi con alcuni oggetti circostanti. Lo stesso Masters, cito testuali parole dell’articolo originale, avrebbe detto “La prossima volta lasserà che la tigre mi mangi”, non riuscendo quindi neanche più a coniugare correttamente i verbi a causa dell’infortunio.
Il problema sembra ormai fuori controllo. Anche in Germania un 31enne si sarebbe rotto (e cito ancora testualmente dall’articolo) l’osso del colosso semplicemente per un movimento sbagliato di spalle, braccia e testa. Anche se in questo caso le informazioni sembrano fumose: non si capisce infatti se l’uomo si sia effettivamente rotto un osso del corpo, oppure sia semplicemente caduto sopra il famoso gioco per bambini degli anni novanta, riducendolo in frantumi.
L’articolo poi conclude dicendo che la realtà virtuale sarebbe la causa anche della cosiddetta “sindrome del braccio del gorilla”, che sorge quando si tengono le braccia alzate per troppo tempo. Su quest’ultimo aspetto però voglio rassicurare gli appassionati: Meta sta lavorando ad una soluzione che aumenterebbe il peso dei controller VR di circa 10kg ciascuno, in modo da spingere i giocatori ad abbassare più spesso le braccia. Anche se, prosegue l’articolo, le guide dei visori sottolineano già l’importanza di prendersi delle pause. Voglio in realtà ribadire come questa cosa sia utile in tutte le attività, non solo in VR. Se mi prendo una pausa mentre vado in bicicletta, sicuramente durante quella pausa non cadrò dalla stessa, rischiando una seria frattura. Idem se faccio una pausa mentre guido, in quel lasso di tempo il rischio di fare un incidente sarà molto minore.
L’articolo poi conclude dicendo che fortunatamente gli aggiornamenti più recenti del sistema operativo hanno introdotto una funzione che segnala in cuffia quando oggetti, persone o animali sono nelle vicinanze. Si vocifera che la voce per la versione italiana del software potrebbe essere quella di Francesco Totti, già noto per essere l’assistente vocale di una famosa compagnia telefonica.
Per concludere vorrei suggerire a Pasquale Conte, autore dell’articolo originale, che spesso in inglese il termine headset viene utilizzato per indicare il visore, non la cuffia per ascoltare la musica. E di fare una breve ricerca su Google inserendo il termine “pass-through vr” per conoscerne il significato. E a tutti quelli che hanno notato che nel titolo ho scritto “scenza” senza la i, sappiate che è un errore voluto: infatti intendevo semplicemente abbreviare il termine “disconoscenza” che in questo caso voleva significare “mancanza di conoscenza, ignoranza“.
P.S. Se proprio volete leggervi anche l’articolo originale, eccolo, ma solo perchè voglio sempre citare la fonte…
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