GRAZIE OCULUS
Cara Oculus,
per la maggior parte delle persone il 26 gennaio 2022 è stato un giorno qualunque. Ma per te no, e neanche per me. In questo giorno infatti il tuo nome è sparito silenziosamente dalla rete: è sparito dai social, è sparito da Youtube, sostituito con il nuovo nome di Meta Quest. Una cosa che si sapeva già dall’ultima conferenza Connect, quando Zuckerberg ha annunciato il rebranding dell’intera azienda in Meta. Una decisione che in fondo speravo fino all’ultimo venisse cambiata. Ed invece alla fine è successo. Subito la mia testa ha iniziato a porsi molte domande: perchè dopo il rebrand in Meta, Facebook si chiama ancora così, Instagram e Whatsapp pure, invece Oculus non più? Forse questo nome porta ancora la pesante eredità del suo creatore Palmer Luckey, ed era necessario cancellarla? Ma a tutte queste domande riesco a rispondere solo in un modo: non te lo meritavi.
Ricordo ancora quando indossai per la prima volta il Rift DK1 in fiera a Milano. Nonostante l’attesa di quasi un’ora per provare una demo di pochi minuti, dopo essermi tolto il caschetto non ho potuto che esclamare: ragazzi, questo è il futuro! E da lì è nata la mia passione per la realtà virtuale, proseguita con l’acquisto del Rift CV1, la creazione del blog e del canale Youtube. Grazie a te ho potuto vivere esperienze straordinarie, come distruggere robottoni in Robo Recall. Oppure fluttuare nello spazio profondo con Lone Echo. E anche combattere fianco a fianco con le divinità norrene di Asgard’s Wrath. Ho ancora impresso nelle narici quell’odore di plastica misto stoffa del Rift che sentivo mentre lo indossavo, e ricordo ancora le imprecazioni quando per sbaglio urtavo un sensore, e toccava rifare la configurazione daccapo.
Sei partita da un piccolo garage della California, sei riuscita a conquistare personaggi mitici come John Carmack, e infine sei arrivata a portare la realtà virtuale nelle case di tutti noi. Sei diventata un marchio talmente iconico che tra appassionati non ci si chiedeva: c’hai il visore VR, ma: c’hai l’Oculus? E poi il tuo creatore ti ha venduto a Facebook, e mi ha fatto tornare alla realtà. Una realtà dominata dal business, dove anche la VR per sopravvivere deve fare i soldi. Soldi che quasi sicuramente verranno fatti nel metaverso, dove si sfrutteranno, ancor più che nei social, i disadattati che non riescono ad avere una vita vera. Ma questo è un altro argomento che non voglio affrontare adesso. E forse pensandoci bene è meglio così, è meglio che il tuo nome non sia associato al metaverso. Solo così infatti potrà rimanere per sempre legato a te il ricordo di quel buffo e timido robottino che, a più di trent’anni, mi ha fatto tornare bambino.
Grazie, cara Oculus, per me rimarrai sempre sinonimo di realtà virtuale.